Castello di Cozzo - Castello Gallarati Scotti

Il castello, dapprima proprietà dei Confalonieri, fu venduto ai novaresi Caccia e, nel 1465, ai Gallarati, ancora oggi proprietari. Il castello della frazione Celpenchio risale al XIV secolo. Proprietà privata.

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Descrizione articolo

Il castello Gallarati Scotti di Cozzo si erge all’incrocio di importanti rotte territoriali per Pavia, Torino e Vercelli ed è situato all’estremità nord-occidentale del paese, andando a collocarsi nella linea difensiva del Sesia.

L’edificio probabilmente risale al secolo XI, come denotano alcune caratteristiche, quali la pianta quadrata e l’aspetto massiccio e compatto. Nell’anno 1465 il nobile consigliere di corte, Pietro Gallarati, acquistò il castello dalla famiglia Caccia, su concessione diretta del Duca Francesco Sforza. Gallarati ottenne anche i diritti feudali e le giurisdizioni connesse al castello e alle terre circostanti.
Dal 1467, l’edificio venne parzialmente ricostruito con l’aggiunta del rivellino e di altre parti, in modo da trasformare l’edificio militare in una dimora di campagna destinata alla coltivazione del riso grazie a costanti interventi di bonifica e d’irrigazione nonché luogo di riposo dopo le battute di caccia nei boschi circostanti. Suggestivo è il porticato da cui si accede al cortile nobile abbellito da affreschi ornamentali raccordati dagli stemmi della famiglia Visconti e Gallarati. All’interno si possono osservare l’affresco monocromo della Madonna dell’Umiltà di scuola leonardesca, le tavole rappresentanti gli apostoli Pietro e Paolo e l’Annunciazione di Cesare da Sesto.

Il castello fu teatro di importanti vicende legate alla storia politica della regione. Bisogna ricordare difatti che nell’anno 1499 il re di Francia Luigi XII, sceso in Italia per conquistare il Ducato di Milano, si incontrò a Cozzo con Pietro Gallarati: un evidente riconoscimento del suo importante ruolo politico nel difficile momento di passaggio dal Ducato al nuovo sovrano. L’evento fu subito celebrato in un pregevole affresco monocromo coevo dove vi sono rappresentati Pietro Gallarati, la consorte Maria di Princivalle Roero, il cardinale d’Amboise e Cardinale Giuliano Della Rovere, alabardieri francesi e feudatari.


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