Il Museo del Contadino di Frascarolo

Inaugurato nel 2002, il Museo è suddiviso in diverse sezioni comprendenti: la casa, i mestieri e la terra con oggetti di vita quotidiana e utensili del mestiere, la scuderia con carri e carrozze, la tipografia, la riseria e la casa delle collezioni con giochi e attrezzi per caccia e pesca.

Galleria Fotografica
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Descrizione articolo

Il Museo del Contadino è stato inaugurato il 15 giugno 2002 nelle strutture dell’antica corte agricola del castello di Frascarolo.
Trasformati i locali, ma conservata la loro identità, con le apparecchiature per l’abbeveramento degli animali rimasti in luogo, si realizza l’idea da cui si è partiti: la divisione in tre reparti, la casa, i mestieri e la terra, con tutti gli oggetti pertinenti. 
Nella Casa, gli oggetti della vita, più comuni o ricercati e complessi: sono stati posti i macinini del caffè, i ferri da stiro con la carbonella, la ghiacciaia del tempo, le macchine da cucire a pedale e a manovella, le vecch ie radio, i martelli di legno (è sempre il legno che sparisce in fretta), e poi ancora le rotelle, i cavatappi, il “prete” (“l’unica cosa che scalda il letto senza peccare!”), le forme per fare il burro, il soffietto per incipriare le parrucche e tanti altri oggetti.
Tra i Mestieri, il fabbro, l’arrotino, il falegname, il muratore, il calzolaio, il barcaiolo, lo spazzacamino, le incudini dei fabbri, e poi le pialle dei falegnami, le bilance dei negozianti, la barca e i remi del barcaiolo, le trappole per animali e tante altre cose. 
Nella Terra tutti gli attrezzi e gli utensili impiegati per la coltivazione e il raccolto, dai carri agli aratri, dai gioghi alle falci e ai rastrelli e a tutti i grandi e piccoli utensili usati nei tempi, oltre ai letti in tela di sacco usati dalle mondariso.

Al piano superiore del Museo vi sono vari carri e carretti, alcuni con le sponde e altri senza, uno anche con una forma allungata proveniente dalla Toscana. Quest’ultimo conserva una colorazione rossastra, mentre tutti i carri della Lomellina sono di colore azzurro.
I carri agricoli sono molto numerosi e si trovano ovunque, essendo connaturali al territorio e al lavoro nei campi. Sono a due o quattro ruote, carri, carretti e carrette, nelle forme più varie e per le utilità riconosciute: sono l’immagine più accreditata della civiltà contadina del tempo. Diversi ovviamente sono i calessi, distinti dai primi per la leggerezza della struttura e per la funzione assegnata: i carri trasportano pesi e vanno lentamente, i calessi trasportano persone e sono veloci. Nella semplicità, e nella dinamica, queste mi sembrano le differenze, oltre al fatto che è facile reperire carri, mentre è molto più difficile conservare calessi e tanto più carrozze.
Sempre al primo piano è conservata dal giugno 2005, la scultura denominata “La Grande Cavalla” opera di Gian Luigi Giovanola, pittore e scultore. L'ha realizzata in luogo, in periodi di tempo che hanno richiesto due anni, utilizzando piccoli tasselli di legno, per cinque metri di altezza. Oggi è contornata da una serie di dipinti e opere per ricordare il Maestro. 

ANTICA TIPOGRAFIA
La tipografia della famiglia Gervasini, che è stata attiva a Sannazzaro de’ Burgondi dalla fine del ’800 alla fine del ’900.
Il primo titolare della Tipografia, Albino Gervasini, è stato anche Direttore del Giornale “L’eco della Lomellina” dal 1891 al 1943.
I macchinari esposti appartengono all’officina in cui venivano eseguite le varie operazioni volte alla produzione di testi stampati, usando matrici composte di caratteri mobili o di lastre. Essi vengono riproposti nei locali del Museo unitamente a pannelli in cui viene descritta la successione delle diverse fasi di lavorazione. 
I macchinari tipografici sono stati donati al Museo dalle eredi Gervasini, le signore Rosalia Carpani e Bianca Carpani Savini.
Si sono conservati anche diversi caratteri di legno: sono durissimi, in tutte le forme possibili, e riempiono molti cassetti e bauli. Più recenti sono gli stampi in rame (in una piccola collezione sono gli emblemi di tutti i partiti politici del tempo), e da ultimo le lettere in alluminio, che si usavano nelle tipografie dei giornali.

ANTICA RISERIA
La Riseria Zelaschi, donata dalla prof.ssa Wilma Zelaschi, è stata inaugurata negli spazi del Museo nel maggio 2008.
La riseria Zelaschi era attiva a Mede dagli inizi del 1900 sino al 31 dicembre 1992.
I macchinari sono stati smontati dalla sede originaria e ricostruiti seguendo l’ordine delle lavorazioni; alcuni pannelli mostrano la situazione originaria e illustrano le varie fasi di lavorazione. 

CASA DELLE COLLEZIONI: GIOCATTOLI, CACCIA E PESCA
Nell’edificio originariamente destinato a raccogliere le granaglie (e nella tarda primavera/inizio estate, utilizzato come dormitorio delle mondariso), sono allestite altre sezioni del Museo, fra cui quella destinata ai Giocattoli, dove sono confluiti vari giochi e giocattoli di una volta, fra cui le biglie in vetro (e quelle più antiche in terra colorata), i burattini, i cavalli a dondolo e molto altro.
Al primo piano, è ospitata la parte inerente alla Caccia e alla Pesca, con animali impagliati, una spingarda per la caccia sul fiume, un barchino per anguille, le reti da pesca, canne, mulinelli, oltre ad una grande àncora di una chiatta che serviva per dragare il fiume Po.

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